Queer di William Burroughs

 

Pubblicato su @labibliotecaerrante il 28 settembre 2021

“Queer” di William Burroughs
Editore: Adelphi Edizioni
Pagine: 205

Ambientato nel Messico, e poi più generalmente nel Sud America, Queer narra del viaggio del protagonista e di un turista, rispettivamente Lee e Allerton. Parallelamente a questa tratta per l’America del Sud, si snoda anche la relazione amorosa tra i due, nata prima come un’ossessione per Allerton da parte di Lee, e poi sviluppatasi in un rapporto mercenario.

Il motivo cardine del viaggio è la ricerca dello yage, ma questo risulta quasi più un pretesto narrativo per raccontare un certo tipo di scena, di ambiente all’ombra in cui viveva una parte della comunità queer negli anni ‘50.
Nel trasmettere il sentimento che vive in questa zona d’ombra Burroughs è particolarmente efficace; nel mezzo di racconti e aneddoti narrati da Lee, ridicoli a dir poco, si possono leggere tra le righe tutti i dubbi e i timori (e anche le discriminazioni che avvenivano all’interno della comunità queer e non solo provenienti dal mondo etero) nell’approccio con qualcuno di nuovo, nel non comprendere i gesti, nel non poter dare per certa la comprensione di possibili segnali ricevuti.

Lo stile di scrittura è quello tipico del filone della Beat Generation, non solo nei contenuti ma anche nella forma che risulta caustica, a tratti violenta nella sua frammentazione stilistica.
Il linguaggio è dolorosamente figlio del suo tempo, ovvero ciò che non è bianco o/e eteronormativo viene definito nella maniera più offensiva che possa venire in mente alla persona moderna – d’altra parte anche il termine “queer” che dà il titolo all’opera nasce come dispregiativo, come insulto omofobo, e solo recentemente la comunità lgbtq se n’è riappropriata.
Alla fine dei conti, questa opera non mi ha lasciato molto – ma per i fan della Beat Generation è sicuramente un’opera importante.

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