Mexican Gothic di Silvia Moreno-Garcia

 

Post pubblicato su @labibliotecaerrante il 13 dicembre 2021

“Mexican Gothic” di Silvia Moreno-Garcia
Editore:
Mondadori
Pagine: 320

Messico, 1950.
Noemì riceve una strana lettera da sua cugina Catalina.
Tra gli scarabocchi ci sono menzioni a violenze del marito e a fantasmi che si muovono tra le stanze e i corridoi di High Place – la casa in cui Catalina si è trasferita subito dopo il suo matrimonio con Virgil Doyle, inglese, arrivato in Messico per le miniere di argento e rimasto lì anche dopo la loro chiusura.
Ad High Place però non abitano solo Catalina e Virgil, ma c’è tutta la famiglia di lui – o almeno i superstiti di questa: il vecchissimo patriarca Howard, la zia Florence e il cugino Francis.
È soprattutto con Florence che ci sono i primi attriti, quando impedisce sistematicamente a Noemi di visitare Catalina per più di qualche minuto, e poi gli stessi attriti si allargano anche a Virgil che non sembra ritenere opportuno un secondo parere medico oltre quello del medico di famiglia.
Intanto, nel suo soggiorno ad High Place, Noemi inizia a sperimentare strani fenomeni. Torna ad essere colpita dal sonnambulismo come quando era bambina, e strani sogni e strane presenze si alternano ai margini della sua visuale ogni volta che gira per l’antica casa in stile vittoriano o per il terreno attorno a questa. In più, persistente, c’è un ronzio d’api che sembra sentire solo lei.

Era da un po’ che volevo leggere Mexican Gothic, ma per pigrizia ho atteso l’arrivo dell’edizione italiana, e posso dire che per quanto mi riguarda è stata un’attesa che si è ripagata ampiamente.
Il libro è un thriller/horror del genere che piace a me, privo di inutili spargimenti di sangue e che per certi versi ricorda veramente il romanzo gotico classico, quello che per essere horror lavora sulla paura dell’ignoto dell’essere umano e su quella fastidiosa sensazione che le cose non tornino pur senza sapere perché.
C’è della tensione che cresce pian piano fino a metà libro, e solo dopo questo giro di boa si inizia a capire davvero cosa abbia mosso i fili di tutti gli avvenimenti ad High Place.
Unico neo: attorno alla metà del libro, quando appunto finalmente si capisce cosa stia accadendo, questo è reso possibile grazie ad un mezzo “spiegone”. Funziona, ma forse ci sarebbe stato qualche altro modo per rendere la scoperta più appagante per il lettore.

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