La notte che bruciammo Chrome di William Gibson

 

“La notte che bruciammo Chrome” di William Gibson
Editore:
Mondadori
Pagine: 252

Ho già portato qualcosa di Gibson, è vero.
Ma questa volta è diverso.
Non per genere (siamo sempre nell’ambito del Cyberpunk, e potremmo considerare questa raccolta di racconti come un volume 0 della Trilogia dello Sprawl) e neanche per tematiche o per alcuni personaggi che spuntano qui e lì nei vari racconti - ma appunto perché si tratta non di un romanzo ma di una raccolta di 10 racconti brevi.

Personalmente non sono una grandissima fan dei racconti – ho sempre avuto l’impressione, con tutti gli autori, di uscire dalla storia proprio sul più bello e, generalmente, sono più da romanzo – ma ho voluto ugualmente parlarvi di questa raccolta nel caso in cui qualcuno volesse avvicinarsi al genere Cyberpunk (o fosse solo curios* di vedere di che si tratta) e non volesse prendersi l’impegno di leggersi una trama di 300 e passa pagine.

Con questi racconti, più che ai personaggi, ci si può affezionare al mondo che ruota attorno a loro – un mondo fatto di tecnologia invadente, di protesi robotiche che vanno oltre il semplice sostituire un arto mancante, di modifiche del corpo che avvicinano pericolosamente l’umano al cyborg, e più in generale del “feel” cyberpunk - quello in cui tutto è permesso, moralmente parlando, perché fisicamente lo è. Quello in cui molto spesso si perde quel confine tra macchina e umano e ci si chiede cosa renda l’umano tale, visto che esistono intelligenze artificiali che a tratti sembrano indistinguibili da quello che imitano.

Il ritmo della narrazione di Gibson è sempre ansioso, sempre frammentato, esattamente come è il mondo Cyberpunk dove tutto è velocissimo, dove puoi rischiare la vita da un secondo all’altro – e se si entra nell’ordine di idee di questo universo, risulta piacevole. Sa creare attimi di tensione, come sa anche narrare un mondo pezzo per pezzo.
Se si vuole vedere cos’è il cyberpunk, questo è un buon libro da cui iniziare.

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