Diventerai adulto quando perdonerai i tuoi genitori di Gèrard Salem

 

Pubblicato su @labibliotecaerrante l'11 novembre 2021

“Diventerai adulto quando perdonerai i tuoi genitori” di Gerard Salem
Editore:
Mondadori
Pagine:
204

Boris, uomo d’affari francese trapiantato in Svizzera, vede la sua vita sgretolarsi; divorzia dalla moglie, i figli non lo vogliono più incontrare, la sua salute sta precipitando. Il suo psichiatra gli consiglia quindi di riallacciare i rapporti con la famiglia di nascita, quella con cui ha tagliato i ponti già da qualche anno. Ne segue quindi uno scambio infinito di lettere: Boris scrive alla madre, seguono quindi altre lettere – dalla sorella, per prima, poi dalla madre, dal fratello. Si aggiungono scambi epistolari che esulano da Boris, tutta la famiglia inizia a scriversi e a parlare del passato, dei rapporti che li legano, dei fantasmi del passato, tra recriminazioni velate e riflessioni.

Il mio kindle indica 140 pagine, ma giuro che sono sembrate almeno dieci volte di più.
Lo stile di scrittura di Salem non è male, lo scambio epistolare in sé non risulta pesante nella lettura, anzi, è molto diretto e in mano ad altri questo sarebbe potuto essere un buon romanzo corale...il problema è tutto il resto: ci sono passaggi che mi hanno fatto storcere non poco il naso e hanno mostrato sgraziatamente l’età di Salem e la forma mentis più tipica dei suoi anni di formazione e della sua prima età adulta da cui poi, palesemente, non si è più spostato anche se questo romanzo risale al 2018; parlo dell’epiteto “cinesini” per riferirsi a persone cinesi, dell’apologia del tradimento coniugale che si legge qui e lì tra le righe, del polpettone preistorico del “la carta è meglio della tecnologia, la tecnologia fa schifo, con la tecnologia noi non siamo davvero noi”, della non troppo vaga spruzzata di misoginia del tutto gratuita.

Mi si potrà dire che tutti questi estratti sono usciti dalla bocca (o meglio, dalla penna) dei personaggi di Salem, e questo è assolutamente vero, ma posso rispondere che queste non erano opinioni solo di questo o quel personaggio in causa perché non c’è mai stato un seppur minimo contraddittorio da parte degli altri personaggi. Anzi, o non facevano una piega o erano sempre molto solerti nel dichiararsi d’accordo come colti da un’illuminazione quando capitava il polpettone moralista addensato in una frase al retrogusto di “non c’è più religione”. Nessun personaggio – nessuno, neanche gli adolescenti – offre un diverso punto di vista. Anzi quasi tutti rilanciano, si dicono a vicenda che è vero, che hanno ragione, ed è come se vedessi lo scrittore darsi da solo la mano e autoproclamarsi un genio.

Il protagonista, Boris, è poi una lagnetta fedifraga che si autoassolve con incredibile velocità ed è sempre pronto a dare la colpa delle proprie disgrazie ad altri; viene lasciato dalla moglie? È ovviamente colpa di lei che non capisce che le sue sono state scappatelle, niente di serio. I figli non lo vogliono vedere? È colpa della moglie. Si ubriaca costantemente e viene colto sul fatto dall’investigatore privato assunto della moglie e quindi il tribunale lo tratta come un alcolizzato quando si tratta dell’affidamento di due minori? Colpa della moglie, dell’investigatore e del tribunale. La sua vita non si sta rivelando quella che evidentemente aveva sognato? Colpa dei genitori.
Arriva il momento di scrivere alla madre – una delle prime lettere del libro – e da quello che scrive Boris ci si aspetterebbe di vedere un mostro a tre teste… invece no.
Alle infinite recriminazioni di Boris, ai suoi insulti neanche velati, alla sua palese rabbia, la madre e tutta la famiglia rispondono con amore, felici di poterlo risentire dopo anni di silenzio.
Quindi...capisco che il libro si intitoli “Diventerai adulto quando perdonerai i tuoi genitori”, ma leggere un 50-e-qualcosa-enne comportarsi come un 14enne ribellino mi ha distrutta nel profondo e ora ho bisogno di un libro bello.

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