Anno 2.68 di David Tito Lainé

“Anno 2.68” di Davide Tito Lainé
Editore: Pubblicazione indipendente
Pagine: 174 
“Sento freddo…di nuovo i brividi m’invadono i lombi…mi trovo nell’anno 2.68. Quando tutta l’umanità si convinse che gli fu data una seconda opportunità sopravvivendo alla rarefazione totale dell’aria iniziò a contare così gli anni.”
René si risveglia e non sa dove si trova. Una gamba è ferita e fasciata, non trova la sua pistola, e qualcuno bussa freneticamente alla porta.
Con sé, oltre al dolore bruciante che gli percorre i nervi, ha solo confusione e qualche stralcio di ricordo – dove sia, come mai sia lì, chi sia alla porta e perché l’individuo misterioso sappia il suo nome sono particolari che gli sono preclusi.
Il mondo in cui vive non è il nostro – o meglio: è il nostro ma dopo.
Dopo la rarefazione totale dell’aria, dopo la divisione della società in caste strettamente regolate che costituiscono i nuovi ceti sociali, dopo la creazione di intelligenze artificiali che si interfacciano all’essere umano, dopo la riorganizzazione completa del tempo come lo conosciamo diviso in giorni, settimane, mesi, anni.
Ciò che rimane simile è la natura umana: le menzogne, le faide, le guerre, gli intrighi, la volontà di ricercare la verità, i legami di amicizia che si formano in situazioni altrimenti strane, la sensazione di smarrimento quando quello che si pensava essere conosciuto mostra un’altra faccia.

Questo libro, per stile, ricade nella fantascienza “dura”; c’è un mondo completamente diverso dal nostro, una società che ha subito una forte riorganizzazione all’indomani di una catastrofe che ha colpito la terra – il profilo del mondo è distopico e post apocalittico.
Detto questo, però, l’espediente di trama con cui lo scrittore ci fa approcciare a queste novità/diversità è particolarmente azzeccato: vestiamo i panni di René che, per forza di cose, a causa di un trauma che ha colpito la sua memoria, deve piano piano recuperarne ogni pezzetto.Scopriamo quindi tutto attraverso i suoi occhi, e quella sensazione iniziale di smarrimento è completamente voluta: noi siamo smarriti perché, all’inizio, René è smarrito.
Noi non sappiamo perché René non sa.
Quando René inizia a comprendere, anche la scrittura diventa più scorrevole e meno frammentata e anche il lettore ha la sensazione di trovarsi molto più a suo agio: tutto cade al suo posto, ma con tempo.

La trama è interessante, non particolarmente complessa ma avvincente, e d’altra parte se fosse stata più intricata probabilmente l’esperienza di lettura sarebbe stata molto più difficile visto che il world building prende gran parte della concentrazione e della fantasia del lettore. Quest’ultimo – quindi tutta la riorganizzazione della società, del tempo e della tecnologia – mi è piaciuto parecchio e spero di poter leggere altre storie in questo universo narrativo.

Unico neo: nell’edizione ebook, scaricata da Amazon, ci sono dei refusi di stampa qui e lì. Niente di insormontabile, però.
Se siete curiosi, anno 2.68 è anche compreso nell’abbonamento Kindle Unlimited – ringrazio l’autore  per la segnalazione.

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