Prima gli italiani! (sì, ma quali?) di Francesco Filippi

 

"Prima gli italiani! (sì, ma quali?)" di Francesco Filippi
Editore:
Laterza
Pagine: 176
 

Chi è italiano?
Chi parla italiano, forse? L’italiano è lingua ufficiale in Svizzera, dove oltre seicentomila madrelingua italiana sono cittadini svizzeri; l’italiano è lingua ufficiale anche a Città del Vaticano, in Croazia, Slovenia e a San Marino.
Allora sarà italiano chi abita in Italia? Al primo gennaio 2020 risiedono legalmente in Italia oltre cinque milioni di persone con cittadinanza estera.
È italiano chi ha cittadinanza italiana, allora! Oltre cinque milioni di possessori di cittadinanza italiana risiedono stabilmente oltre i confini del Paese.
Quindi...sarà chi ha origini italiane? Ci sono più persone al mondo con “origini italiane” di quanti cittadini conti l’Italia.
Allora è italiano chi nasce in Italia. Questa definizione, lo Ius Soli, la più logica, non è contemplata dall’ordinamento giuridico italiano.

 “L’intera architettura del definirsi italiani poggia sulle macerie non spianate di una serie di tentativi di dare significato a identità locali polarizzate e spesso tra loro confliggenti. La ricostruzione di questi esperimenti, i motivi per cui hanno inizio e anche gli effetti che ebbero e hanno sul significato, vero o mancato, dell’essere italiani saranno i fili conduttori di questo libro”

Con queste domande (e queste risposte) inizia il saggio di Francesco Filippi sul tema dell’identità italiana e su come questa sia concettualmente labile eppure sia stata e venga ancora sbandierata dai politici di turno per i più disparati motivi: guerre, scelte economiche controproducenti come il dover buttare miliardi in una compagnia aerea “di bandiera”, nazionalismi e sovranismi ...il tutto in nome di una “comunità immaginaria” a cui molte scienze hanno cercato di dare contorni precisi – sociologia, storia, diritto, addirittura genetica e biologia – fallendo.
Cos’è quindi l’identità nazionale? Cosa rende – in questo caso – italiana una persona?
Si inizia dai confini geografici e dalle diverse accezioni che questi hanno avuto nel corso dei secoli, fino ad arrivare alla lingua italiana che è stata “imposta” dopo l’unificazione d’Italia e ancora non vede, secondo dati istat, un’alfabetizzazione italiana al 100%, si passa per il concetto di italianità rimaneggiato nel ventennio fascista, si arriva infine ai giorni nostri.

Per molti versi questo è un libro complesso – perché non è scritto in maniera per forza super accessibile, sì, ma soprattutto perché va a mettere le mani in quella pasta strana, contraddittoria, incerta e sempre fuggevole che è il concetto di italianità.
La storia dell’Italia unita è recente, più recente di quanto ci appaia studiando sui libri a scuola dove sempre viene citata “l’Italia” come area geografica, ed essendo un qualcosa di giovane e soprattutto qualcosa che non si è creato organicamente da solo ma un po’ caduto dall’alto ha una sua natura esistenziale ancora tormentata. Come un adolescente che deve scendere a patti con sé stesso e i cambiamenti del suo corpo, per intenderci.
È complesso però è interessante; è interessante scoprire l’andamento nei secoli di concetto di “italiani”, è interessante vedere come questa parola sia scomparsa quasi totalmente per un millennio e poi sia riapparsa poco prima dell’unificazione, come i confini geografici non sempre corrispondano ai confini di un sentimento unitario più o meno forte, e anche come si sono mossi gli ingranaggi per “fare gli italiani” dopo che si era fatta l'Italia e come ancora ci sia strada da fare.

Se si è mai stati curiosi di capire come l’ “italianità” sia stata percepita dagli stessi italiani e dall’esterno nei vari decenni di vita della nostra nazione, questo è un libro veramente interessante e scritto bene, che abbraccia e analizza davvero la storia d’Italia “nascosta” – quella che semplicemente non si ha il tempo di studiare a scuola, tra battaglie e date e nomi importanti, quella che riguarda un po’ tutti noi.

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